
Viviamo tempi dominati dalla neolingua, dove in un clima sempre più manifestamente orwelliano dominato dalla psicopolizia, non si sa neanche più cosa sia lecito dire o scrivere, a volte pensare.
A questo giro è toccato al blog conservatore Messa in Latino, in passato ad altri, domani a chiunque osi riferire, anche marginalmente, i propri contenuti all’ordine naturale e divino.
Il blog in oggetto era presente sulla scena dal 2007, 18 anni di supporto alla liturgia tradizionale (non esclusivo), contava nel suo archivio oltre 22.000 articoli ora spariti nel nulla googoliano; punto di riferimento per il mondo cattolico conservatore, di cui chi scrive non fa parte, ma apprezza alcuni contributi, soprattutto in un clima di crisi nella Chiesa, dove, attualmente, mancando un voce certa da parte delle gerarchie vaticane, libere interpretazione della crisi stessa trovano approcci diversi.
Avete presente lo “schiaffo del soldato”, di evangelica memoria, dove la malcapitata vittima doveva indovinare da chi fosse stato colpito, tirando evidentemente a caso, non avendo alcun elemento oggettivo per riconoscere il colpevole?
È un po’ quello che è accaduto al blog di MIL, che si è ritrovato rimosso da un giorno all’altro, senza poter conoscere i motivi reali di tale censura.
Blogger, la piattaforma di proprietà di google, ha motivato (si fa per dire) la censura con il mancato rispetto della proprie regole e per un imprecisato “incitamento all’odio”, senza però indicare i contenuti ritenuti colpevoli di tali accuse.
Chi subisce una censura d’arbitrio come in questo caso, senza conoscerne le cause in modo specifico, come potrà difendersi da tali accuse? Si tratta davvero di un abuso di potere, di monopolio del pensiero e della comunicazione!
Nel titolo facevo riferimento alla “logica” con la quale il pensiero unico, censura i non allineati. Ma è una “logica” sinistra, che non ha niente a che fare con il logos, anzi, lo combatte. È la “logica” degli algoritmi, piegata inoltre a qualche decina di segnalazioni anonime, senza nomi e cognomi, l’importante è che provengano da indirizzi ip e aree geografiche diverse, atta a tutelare i numeri, non il valore intrinseco, il mercato, non la qualità, la pluralità acefala, non l’ordine.
Si sono fatte alcune ipotesi sulle reali cause della censura subita da MIL, non penso affatto che c’entrino questioni ecclesiologiche, materia che interessa un numero sempre più ristretto di persone, penso piuttosto che il motivo scatenante sia riconducibile a qualche articolo critico nei confronti delle lobby omoerotiche, che nel mondo reale e nella rete esercitano i loro poteri indisturbati, ai quali tutto è concesso, anche il vilipendio alla religione, ovviamente solo nei confronti di quella autenticamente vera e unica.
Dal punto di vista tecnico, e penso che quelli di MIL ora abbiano compreso il problema, sarebbe opportuno non servirsi in futuro di piattaforme ospitate da google o affini, ma di pubblicare su siti propri, dove sarebbe più difficile subire tali soprusi a riguardo del proprio diritto di espressione, con tutte le particolarità del caso. Ovviamente ciò non toglie nulla al sopruso subito, non lo giustifica, anzi, ne amplifica la percezione della gravità, soprattutto nei riguardi di chi ormai domina, insieme a pochi altri (GAFAM), l’informazione a livello globale.
Al di là delle diverse posizioni sulla crisi nella Chiesa, non posso non esprimere il mio sdegno per la censura subita dal blog Messa in Latino, spero davvero che riescano ad avere giustizia, e ottengano un giusto rimborso per il danno subito.
Antonio Bianco



Google e’ dominato da una lobby anticattolica che vuole imporre il pensiero unico e vuole che si affermi e sia dominante l’ideologia LGBT
Dittatura del pensiero unico. D’altronde anche Francesco si è servito della censura x silenziare le voci discordanti ( vedi le falsitá insite in Traditiones Custodes).
Direi: “Non s’ha da dire”.
Circa gli articoli spariti nel nulla, è assurdo credere che non siano stati archiviati.
Grazie, correggo. A riguardo degli articoli, la piattaforma ha ripristinato tutto.