La libertà religiosa è “condizione fondante della riconciliazione autentica”? Andrea Mondinelli

A pochi giorni dall’uscita di Dilexi te vorrei, però, soffermarmi sul discorso di Leone XIV che potrebbe passare inosservato, ma che è veramente molto importante, seppure in senso negativo.

Nel suo discorso pronunciato il 10 ottobre 2025 (qui), rivolgendosi all’ACSI, il Papa ha affermato che:

“La libertà religiosa, pertanto, non è meramente un diritto giuridico o un privilegio che ci è concesso da governi; è una condizione fondante che rende possibile la riconciliazione autentica.”

Questa frase, che a un primo ascolto potrebbe sembrare una semplice riaffermazione del rispetto dovuto alla coscienza individuale, contiene in realtà un nucleo dottrinale profondamente problematico. Elevare la “libertà religiosa” a condizione fondante della riconciliazione tra l’uomo e Dio significa infatti postulare che l’errore, anche religioso, e quindi anche il culto idolatrico o satanico (basta che non turbi l’ordine pubblico), diventi parte integrante del cammino verso la salvezza.

Secondo la dottrina tradizionale, la libertà è autentica solo quando è ordinata alla Verità. L’errore può essere eventualmente tollerato in ambito civile per evitare mali maggiori, ma non può mai diventare diritto naturale, né tanto meno fondamento della riconciliazione con Dio. Dire il contrario equivale a sovvertire l’ordine morale oggettivo, violando i principi di non-contraddizione (A2) e dei doveri morali assoluti (A5).

Ma le implicazioni si fanno ancora più gravi se si considera l’antropologia teologica espressa in Gaudium et Spes 24, dove si afferma che:

“L’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa.”

Questa frase, apparentemente innocua, viene oggi spesso usata per giustificare una visione dell’uomo come autolegislazione morale, come essere che possiede in sé stesso la propria finalità, e quindi il proprio criterio di bene e male. Se questo è vero, allora la libertà dell’uomo include anche la possibilità di adorare Satana — perché nessuna scelta, per quanto depravata, potrebbe essere esclusa da questa “volontà divina” che ha creato l’uomo come fine a sé stesso.

Se si prende sul serio questa premessa, si giunge all’assurdo: Dio avrebbe voluto ontologicamente che l’uomo potesse adorare il male assoluto come espressione legittima della propria libertà. In tal caso, l’adorazione del demonio non sarebbe più un peccato oggettivo, ma semplicemente l’uso di una facoltà che Dio stesso ha concesso come inalienabile. E dunque, chi sceglie il male radicale non starebbe trasgredendo la Legge divina, ma esercitando un diritto pienamente umano.

A questa aberrazione concettuale si aggiunge un’altra dichiarazione gravemente ambigua, presente in Gaudium et Spes 22:

“Cristo si è unito in certo modo ad ogni uomo.”

Questa formula, che evita accuratamente di definire la natura di tale “unione”, viene interpretata in chiave ontologica e universale, cioè come unione oggettiva e permanente di Cristo con ogni essere umano, a prescindere dalla sua adesione alla Verità. Ma se questa unione è indipendente dalla fede, dalla grazia e dall’obbedienza morale, allora Cristo sarebbe unito anche a colui che adora Satana, anche a colui che bestemmia, uccide, profana, distrugge deliberatamente la creazione di Dio.

A conferma di questa visione, si aggiunge ciò che scrive Giovanni Paolo II in Redemptor Hominis 10:

“Qui, dunque, si tratta dell’uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell’uomo «astratto», ma reale, dell’uomo «concreto», «storico». Si tratta di «ciascun» uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero. […] L’oggetto di questa premura è l’uomo nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l’immagine e la somiglianza con Dio stesso. Il Concilio indica proprio questo, quando, parlando di tale somiglianza, ricorda che «l’uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa». L’uomo così com’è «voluto» da Dio, così come è stato da Lui eternamente «scelto», chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio «ogni» uomo, l’uomo «il più concreto», «il più reale»; questo è l’uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre”. 

Questa somiglianza e immagine di Dio, dunque, permane in ogni uomo, in ciascun uomo, senza eccezione. Essa permane anche in coloro che hanno scelto vie di errore, anche nei peccatori.

Ora, se l’immagine e somiglianza di Dio permane intattaanche in chi adora il male, e se Cristo è unito ontologicamente a ogni uomo, allora l’unione tra Dio e il peccato non solo è possibile, ma è dichiarata strutturalmente inscritta nella natura umana. È l’assurdità massima: una comunione tra Dio e Satana attraverso l’uomo.

Ciò implica che Dio stesso, nella sua natura, sarebbe costitutivamente in rapporto con ciò che è negazione di sé: con l’errore, con il peccato, con il male assoluto. Ma questa è una contraddizione insostenibile.

  • Dio è il Bene assoluto.
  • Satana è il male più grande (assoluto dal punto di vista creaturale).
  • L’unione tra Dio e il male è impossibile.
  • Ergo, qualunque dottrina che implichi anche solo indirettamente tale unioneè falsa.

In definitiva, l’affermazione che la libertà religiosa sia una “condizione fondante della riconciliazione autentica” non è solo erronea in teologia morale o politica. È il punto culminante di una costruzione ideologica che dissolve l’ordine morale e teologico, che relativizza il peccato, che cancella la regalità di Cristo, e che porta fatalmente a legittimare l’errore massimo: l’adorazione del male come diritto umano.

La fede cattolica, però, insegna che non può esserci alcuna vera libertà fuori dalla Verità, che non può esserci alcuna vera riconciliazione se non nel rigetto del male, e cheCristo non è unito a Satana né a coloro che si danno volontariamente al suo servizio. Ogni dottrina che insinui il contrario — per quanto mascherata da linguaggio pastorale, dialogico, o umanista — contraddice la Rivelazione, la retta ragione e il Magistero costante della Chiesa.

Pertanto, il discorso di Leone XIV più che un “Aiuto alla Chiesa che Soffre” rappresenta il suo affossamento. Non solo, la libertà religiosa come diritto umano fondamentale è presente anche nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (DSC). L’inserimento di tale concetto è l’avvelenamento della DSC tramite cianuro.

Ma allora cosa è veramente la “libertà religiosa”? Una stupenda pagina dell’Enciclica Pascendi dominici gregis lo spiega in modo esauriente:

“Che cosa è dunque la Chiesa? un parto della coscienza collettiva, ossia collettività di coscienze individuali; le quali, in forza della permanenza vitale, pendono tutte da un primo credente, cioè pei cattolici da Cristo. Ora ogni società ha bisogno di un’autorità che la regga: il cui compito sia dirigere gli associati al fine comune, e conservare saggiamente gli elementi di coesione, i quali in una società religiosa sono la dottrina ed il culto. Perciò nella Chiesa cattolica una triplice autorità: disciplinare, dogmatica, culturale. La natura poi di questa autorità dovrà desumersi dalla sua origine; e dalla natura si dovranno a loro volta dedurre i diritti e i doveri. Fu errore volgare dell’età passata che l’autorità sia venuta alla Chiesa dal di fuori, cioè immediatamente da Dio: e perciò era giustamente ritenuta autocratica. Ma queste sono teorie oggimai passate di moda. Come la Chiesa è emanata dalla collettività delle coscienze, cosi l’autorità emana vitalmente dalla stessa Chiesa. Pertanto l’autorità del pari che la Chiesa nasce dalla coscienza religiosa, e perciò alla medesima resta soggetta: e se venga meno a siffatta soggezione, si volge in tirannide. Nei tempi che corrono il sentimento di libertà è giunto al suo pieno sviluppo. Nello stato civile la pubblica coscienza ha voluto un regime popolare. Ma la coscienza dell’uomo, come la vita, è una sola. Se dunque l’autorità della Chiesa non vuol suscitare e mantenere una guerra intestina nelle coscienze umane, uopo è che si pieghi anch’essa a forme democratiche; tanto più che, a negarvisi, lo sfacelo sarebbe imminente. È da pazzo il credere che possa aversi un regresso nel sentimento di libertà quale domina al presente. Stretto e rinchiuso con violenza strariperà più potente, distruggendo insieme la religione e la Chiesa. Fin qui il ragionare dei modernisti: e la conseguenza è, che sono tutti intesi a trovar modi per conciliare l’autorità della Chiesa colla libertà dei credenti”.

Nel passo tratto dalla Pascendi, San Pio X affronta il problema centrale della natura della Chiesa e dell’autorità che la sostiene, mettendo in luce la radicale trasformazione proposta dal modernismo. Questa trasformazione riguarda direttamente la concezione della libertà religiosa, che oggi viene spesso presentata come un diritto umano fondamentale, implicitamente ontologico. Ma secondo la diagnosi di San Pio X, questa idea ha un’origine profondamente errata e pericolosa.

San Pio X sottolinea che la Chiesa, nella sua vera natura, non è semplicemente un insieme di coscienze collettive che si aggregano spontaneamente. Non è, come vorrebbero i modernisti, un “parto della coscienza collettiva”, una mera somma di opinioni individuali. Al contrario, la Chiesa nasce da Dio, è istituita da Cristo stesso e possiede un’autorità che è di origine divina, non umana. Questo implica che l’autorità ecclesiastica non è soggetta alla volontà mutevole della maggioranza o al sentimento del momento, ma ha il compito di custodire e insegnare la Verità rivelata, che è immutabile e universale.

I modernisti, invece, sostengono che l’autorità della Chiesa debba derivare dalla coscienza collettiva dei credenti, e che quindi essa debba piegarsi alle esigenze di libertà e democrazia che dominano la società moderna. Essi affermano che la Chiesa deve adottare forme “democratiche” per non entrare in conflitto con la coscienza individuale e collettiva dei fedeli, pena il suo collasso. In questo modo, la libertà religiosa viene concepita non più come un dovere morale che tutela la verità, ma come un diritto soggettivo fondato sulla coscienza individuale e sul consenso sociale.

San Pio X smaschera questa posizione come un errore gravissimo. Se l’autorità della Chiesa non è più vincolata alla verità oggettiva, ma dipende dalla coscienza collettiva, essa rischia di trasformarsi in una tirannide che si giustifica con la democrazia e la libertà, ma che in realtà tradisce la sua missione divina. La libertà religiosa, in questa visione, non è più la libertà di cercare e vivere la verità, ma diventa una licenza di seguire la propria opinione o persino l’errore, senza vincoli morali assoluti.

Da questo punto di vista, la libertà religiosa, così come la intendono i modernisti e come viene proposta oggi, è una “frase al cianuro”: una formulazione apparentemente innocua e persino positiva, che però nasconde al suo interno una negazione della natura divina dell’autorità ecclesiastica e della verità oggettiva. È una libertà che, invece di promuovere la vera giustizia e il bene comune, spalanca la porta all’errore e alla dissoluzione della fede.

In definitiva, la pagina della Pascendi ci invita a riflettere con rigore e rigore logico: la vera libertà religiosa non può mai essere separata dalla fedeltà alla verità e dall’autorità divina della Chiesa. Quando invece la libertà viene ridotta a un diritto soggettivo senza vincoli morali oggettivi, essa si trasforma in un pericolo per la stessa fede cristiana e per la salvezza delle anime.

Andrea Mondinelli

P.S. Di seguito le dimostrazioni sintetiche per assurdo che sono alla base del mio testo precedente.

Dimostrazione per assurdo (reductio ad absurdum)

PREMESSA PRINCIPALE: LOGICA APPLICATA (A1, A2, A5)

Assunzioni operative della dimostrazione:

  • A1 (Identità): Una cosa è ciò che è. Una dottrina o è coerente con la precedente o la contraddice.
  • A2 (Non-Contraddizione): Due affermazioni opposte sul medesimo oggetto e nello stesso ambito non possono essere entrambe vere.
  • A5 (Esistenza di Principi Morali Assoluti): Esistono doveri morali oggettivi e universali, non negoziabili né modificabili.
  • Terzo escluso: O una dottrina è coerente con l’altra, o la contraddice.
  1. Ipotesi da dimostrare falsa

Sia vera la seguente proposizione:

(H): “La libertà religiosa è una condizione fondante della riconciliazione autentica tra Dio e l’uomo.”

Corollario implicito di H: L’uomo, in quanto essere libero e voluto da Dio per sé stesso (GS 24), conserva in ogni momento la dignità e l’immagine di Dio (RH 10), anche quando adora Satana.
Ulteriore corollario: Cristo è “unito in certo modo” a ogni uomo (GS 22), quindi anche a chi adora Satana.

Procediamo a derivare logicamente le conseguenze di H.

2. Sviluppo della catena logica (deduzione)

a. Secondo Gaudium et Spes 24:

“L’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per sé stessa.”

→ Quindi: Dio ha voluto che l’uomo fosse libero in sé, come fine proprio.
→ La libertà dell’uomo non è subordinata alla verità oggettiva, ma è ontologica e costitutiva.
→ L’uomo può scegliere qualunque atto religioso (anche l’adorazione del demonio), senza perdere la sua dignità originaria.

b. Secondo Redemptor Hominis 10 (Giovanni Paolo II):

“L’immagine e la somiglianza divina permane intatta in ogni uomo” (anche nel peccatore).

→ Ergo: anche chi adora Satana conserva la piena somiglianza con Dio.
→ Il peccato non intacca la relazione ontologica con Dio né la dignità umana.

c. Secondo Gaudium et Spes 22:

“Cristo si è unito in certo modo ad ogni uomo.”

→ Quindi: Cristo è unito anche a colui che adora Satana.
→ Tale unione è indipendente dalla grazia, dalla fede, dalla conversione o dalla verità oggettiva.

d. Secondo Dignitatis Humanae e Leone XIV:

“La libertà religiosa è una condizione fondante della riconciliazione autentica.”

→ Quindi: l’uomo può riconciliarsi con Dio solo se è libero di adorare anche l’errore (incluso Satana), purché in modo pacifico.
→ Ne segue: la possibilità di adorare Satana è parte strutturale della libertà religiosa.
→ Ergo: Dio stesso ha reso possibile (e necessario se fondante della riconciliazione autentica) il diritto all’errore come condizione salvifica.

3. Conclusione logica (conseguenza dell’ipotesi)

Se l’uomo conserva l’unione con Cristo, l’immagine di Dio e la propria dignità anche quando adora Satana, allora:

Cristo è unito, “in certo modo”, a colui che è unito a Satana.Ergo,Dio è in comunione indiretta con Satana.

4. Applicazione del principio A2 (non-contraddizione)

  • Dio è il Bene assoluto.
  • Satana è il male più grande (assoluto dal punto di vista creaturale).
  • Il Bene assoluto non può essere unito in alcun modo al male più grande (assoluto dal punto di vista creaturale).
  • Dio non può essere in comunione con Satana.

Ma l’ipotesi (H) implica esattamente il contrario:

Dio, attraverso l’unione con ogni uomo (anche il satanista), è in comunione con chi adora il male, e quindi in comunione indiretta con il male stesso.

Questa è una contraddizione formale (A2). Una tale dottrina distrugge l’identità divina (A1), viola i principi morali assoluti (A5) e si autoconfuta sul piano razionale.

5. Contraddizione finale (absurdum)

Da (H) si ricava:

“Dio è unito in certo modo a colui che adora Satana.”

Ma secondo la retta ragione, la rivelazione, e il Magistero costante:

“Dio non può essere in comunione con il male.”

Pertanto, si ha:

Dio è ed insieme non è in comunione con il male.

Contraddizione logica formale.

6. Conclusione della dimostrazione

Poiché l’ipotesi (H) porta a una contraddizione insanabile, essa è falsa per assurdo.

Quindi:

✅È falso che la libertà religiosa sia una condizione fondante della riconciliazione autentica.✅È falso che Cristo sia ontologicamente unito a ogni uomo indipendentemente dalla verità.✅È falso che l’uomo mantenga la piena immagine e somiglianza di Dio anche nell’adorazione del male.✅È assurdo affermare che Dio sia in qualche modo unito a chi è legato a Satana.

Q.E.D. (Quod Erat Demonstrandum)

L’ideologia conciliare sulla libertà religiosa e sull’unione ontologica di Cristo con ogni uomo porta, se assunta coerentemente, all’assurdità teologica della comunione tra Dio e Satana.

Ciò la rende logicamente, teologicamente e moralmente falsa.

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa

Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa definisce la libertà religiosa come un diritto naturale, fondato sulla dignità della persona umana. Non ne dichiara esplicitamente la natura ontologica, ma ne implica una certa preesistenza al diritto positivo e alla mediazione statale.

Sillogismo e analisi logica:

  • Premessa maggiore (A5): Un principio morale assoluto è immutabile, oggettivo e universalmente vincolante.
  • Premessa minore: Il Compendio presenta la libertà religiosa come diritto naturale, cioè pre-politico, pre-giuridico, fondato sulla natura umana stessa.
  • Conclusione (A1, A2): Se un diritto è naturale (cioè radicato nella natura umana), allora è intrinseco all’essere umano, quindi ontologico per implicazione.
    Ma questo entra in contraddizione con il Magistero costante precedente (Leone XIII, Pio XI), che nega la legittimità ontologica di un “diritto all’errore religioso”.

Contraddizione formale:

  1. Tesi pre-conciliare (Magistero costante):
    L’uomo non ha diritto a professare pubblicamente l’errore religioso; l’errore non ha diritti.
  2. Tesi del Compendio (fondata su DH):
    L’uomo ha un diritto naturale alla libertà religiosa, anche in caso di errore pacifico (nel senso che non turba l’ordine pubblico).

👉 Contraddizione formale (A2):
Non può essere insieme vero che l’errore religioso non ha diritti e che l’uomo ha un diritto naturale a professare l’errore.

Conclusione:

  • Se il Compendio afferma che la libertà religiosa è un diritto naturale, e se un diritto naturale è per definizione radicato nell’essere stesso dell’uomo, allora esso è ontologico per implicazione logica.
  • Questo porta a un errore formale, poiché implica chel’uomo possiede il diritto all’errore religioso come parte costitutiva della propria natura — il che è contrario alla Verità rivelata e alla legge morale oggettiva (A5).
  • Q.E.D.: Il Compendio, pur non esplicitandolo, implica logicamente una concezione ontologicadella libertà religiosa, e quindi contraddice il Magistero costante.

OBIEZIONE: MA NEL COMPENDIO SI AFFERMA CHE: “LA LIBERTÀ RELIGIOSA NON È LICENZA MORALE DI ADERIRE ALL’ERRORE, NÉ UN IMPLICITO DIRITTO ALL’ERRORE.”

Sillogismo della contraddizione implicita

Premessa maggiore (A1, A5 – Identità e morale oggettiva):

Un diritto naturale fondato sulla dignità dell’uomo è un diritto oggettivo, ontologico, emoralmente legittimo.

Premessa minore (A1 – affermazione del Compendio):

La libertà religiosa è un diritto naturale fondato sulla dignità dell’uomo.
⇒ Quindi l’uomo ha diritto naturale ad aderire alla religione secondo coscienza, anche se sbaglia oggettivamente.

Dichiarazione contraddittoria (A2 – dallo stesso Compendio):

Ma la libertà religiosa non è un diritto all’errore.

Conclusione (per A2):

Il Compendio afferma e nega che l’uomo abbia diritto naturale ad aderire all’errore religioso.
Contraddizione formale.

Sillogismo finale della falsità dottrinale

  1. Premessa maggiore (A2):
    Non si può attribuire un diritto naturale a un’azione oggettivamente illegittima (es. errore religioso), perché ciò implicherebbe che Dio abbia iscritto nella natura umana un diritto contro la Verità (violazione di A5).
  2. Premessa minore:
    Il Compendio afferma che l’uomo ha diritto naturale alla libertà religiosa, anche se pratica un errore, ma nega che ciò sia un “diritto all’errore”.
  3. Conclusione:
    Il Compendio contraddice sé stesso e la legge morale assoluta.
    Contiene un errore logico e dottrinale.

✅ Risultato logico

Affermare un diritto naturale alla libertà religiosa senza ammettere il diritto all’errore è una contraddizione.Dunque, o si rigetta la nozione di diritto naturale alla libertà religiosa in senso assoluto, oppure si accetta l’assurdità del diritto naturale all’errore — che è incompatibile con la Verità rivelata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto